La produzione di arredi e illuminazione in Italia fino alla fine degli anni ’60 del Novecento viene raccolta nel gruppo definito Classic Design.
Si tratta di una produzione caratterizzata da elevate qualità progettuali ed esecutive.
Fino alla fine degli anni ’50 la progettazione degli arredi si lega indissolubilmente alle eccellenze dei mobilieri delle Brianza e quella dell’illuminazione alle fornaci artistiche veneziane del vetro e alle piccole imprese di lavorazione del cristallo quali Fontana Arte e Cristal Art.
Architetti quali Carlo Mollino, Gio Ponti, Paolo Buffa, Franco Albini progettano i loro mobili col supporto dei migliori artigiani e definiscono il gusto degli interni della media borghesia italiana.
Gradualmente la produzione del design tende ad allinearsi ai principi del funzionalismo modernista
Negli anni ’60 progettisti quali Gianfranco Frattini, Ignazio Gardella, Luigi Caccia Dominioni, Vittorio Introini, sperimentano l’utilizzo del multistrato curvato, dell’acciaio cromato, del metallo armonico. Caccia Dominioni, in particolare, crea la linea di arredi a fasce cromate, Vittorio Introini progetta per Saporiti il famoso sistema di librerie modulari sospese modello P700, realizzato con elementi in lamiera di acciaio cromato lucido e sagomato assemblati con viti a vista.
A cavallo dei decenni 1960 e 1970 domina il gusto eclettico dei decoratori; Gabriella Crespi, Willy Rizzo e Tommaso Barbi vestono gli interni delle dimore con arredi laccati lucidi, ottoni dorati, impiallacciature di radica, un gusto del lusso, chic e spesso anche kitsch, segno anticipatore di una crisi ormai imminente.
In questo periodo spicca ancora il lavoro di Afra e Tobia Scarpa, i quali, nella migliore tradizione italiana, lavorano con Maxalto, la divisione di B&B più legata alla tradizione artigianale, per realizzare la linea Artona, utilizzando processi produttivi tipici dell'ebanisteria e della liuteria. Il risultato è sorprendente nel suo effetto scultoreo di strati sovrapposti di essenze lignee differenti.