Alla fine degli anni ’60 iniziano ad emergere nuove avanguardie del design che dirigono la loro attenzione progettuale soprattutto agli aspetti più antropologici ed emozionali che potevano emergere da elementi di uso quotidiano.
Gli arredi connotati da una forte spinta innovativa e d'avanguardia, dalla interpretazione della nuova complessità e contraddizione della società, e caratterizzati dal superamento del funzionalismo modernista sono raccolti nel gruppo New Design.
La crisi della correlazione meccanicistica tra forma e funzione e della fiducia positivista nel poter risolvere ogni esigenza abitativa con la corretta soluzione lascia lo spazio alla ricerca di nuove valenze estetiche dell’arredamento, alla necessità di relativizzare la singola esperienza abitativa in relazione alle propria sensibilità emotiva, alla volontà non di progettare ma di disegnare, come dice Alessandro Mendini, ovvero emettere dei segni liberi e in continuo movimento e non un progetto definito e concluso.
Si tratta della interpretazione della nuova forma della società contemporanea: complessa, articolata, frammentata, contraddittoria.
E’ questo il periodo in cui gli arredi non possiedono più una forma definita e unica, ma vengono decostruiti, reinventati, arricchiti di funzioni molteplici e non univoche: un mobile contenitore è anche una scultura, un gioco per bambini, un compagno per i giorni di solitudine; una seduta è anche una sedia, un divano, un letto, una poltrona, un tavolino.
Mario Bellini, ad esempio, con il suo sistema componibile Camaleonda per B&B, condensa il concetto del divano nella figura del cuscino e lo immagina come l’elemento in cui volume, struttura, imbottitura e rivestimento coincidono
Il Nuovo Design da vita alla produzione di Memphis, Studio Alchimia, UFO, e poi singolarmente di Andrea Branzi, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, per il quale, ad esempio, a differenza del pensiero razionalista, la decorazione assume un ruolo espressivo determinante, perché inteso come valore antropologico di riferimento per ogni società.
Di notevole importanza anche l’apporto al design italiano trasferito da progettisti/artisti stranieri, quali Shiro Kuramata per Memphis, Katzuide Takahama per Sirrah, Ron Arad per Cappellini.
Il tavolino Kyoto di Kuramata per Memphis, realizzato con scaglie di vetro (Star Piece) colorato incastonate in un impasto cementizio, è allo stesso tempo un omaggio all’antica tradizione veneziana della lavorazione di pavimenti dei terrazzi e ricerca di un nuovo effetto espressivo che sogna di catturare la luce delle stelle.