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Progetto di Benedetto Alfieri,

Progetto di Benedetto Alfieri, scultori torinesi attivi nel 1741 (Giuseppe Marocco, Giuseppe Stroppiana e Giuseppe Micheletti Pietro Giuseppe Valle, Francesco Nicola Damodè) Due modiglioni dell' antico Teatro Regio di Torino Legno scolpito e dorato cm 120x35x15 Il Teatro Regio di Torino fu inizialmente progettato su ordine di Vittorio Amedeo II dall’architetto Filippo Juvarra nell’ambito del più generale riassetto urbano della Piazza Castello. Il progetto andò però in porto solo sotto il regno di Carlo Emanuele III, il quale, dopo la morte di Juvarra, scelse di affidare il progetto all’architetto Benedetto Alfieri con la richiesta di progettare un teatro di grande prestigio. Il «Regio Teatro» di Torino, fu edificato nel tempo record di due anni e venne inaugurato il 26 dicembre del 1740 diventando subito un punto di riferimento internazionale per la capienza – circa 2.500 posti tra platea e cinque ordini di palchetti –, le magnifiche decorazioni della sala fra le quali spiccava la volta dipinta da Sebastiano Galeotti, gli imponenti scenari e le attrezzature tecniche, nonché la qualità delle rappresentazioni. Il teatro, frequentato e lodato anche da tutti i viaggiatori del Settecento e dell’Ottocento, era strumento di rappresentanza e celebrazione della stabilità del potere. Il legame con la corte era accentuato anche dalla possibilità per la famiglia reale e gli alti dignitari di recarsi da Palazzo Reale a teatro senza dover uscire in strada, attraverso la Galleria del Beaumont (oggi Armeria Reale) e il Palazzo delle Segreterie (oggi Prefettura). Con la Restaurazione, il teatro rientra in possesso dei Savoia e al tempo di Carlo Alberto vengono effettuati restauri che conferiscono agli interni un gusto neoclassico che, però, nel 1861 sarà cancellato da un nuovo restauro che ripristina l’originale stile barocco. Nella notte tra l’8 e il 9 febbraio 1936 il Teatro viene distrutto da un violento incendio e sarà riedificato solo quarant'anni dopo. Il 15 aprile 1741 gli scultori Giuseppe Marocco, Giuseppe Stroppiana e Giuseppe Micheletti, Pietro Giuseppe Valle, Francesco Nicola Damodè, sottoscrivono un contratto per 'l’esecuzione di modiglioni di legno per le logge del nuovo regio teatro' progettato da Benedetto Alfieri. I modiglioni, in numero di 146 di 'bosco d’alberone', dovevano essere intagliati secondo il disegno fornito da Alfieri ed eseguiti con la massima diligenza (cfr. Luciano Tamburini, Storia del teatro Regio di Torino, vol. 4: L'architettura dalle origini al 1936, Torino 1983, pp. 267-269). I modiglioni, che erano in realtà delle mensole scolpite atte a sostenere la parte superiore sporgente della cornice dei palchi, furono progettati da Alfieri come vere e proprie sculture con doppia incurvatura del profilo, piede a spirale e al sommo teste maschili di gusto classicheggiante appoggiate su spirali da cui dipartono delle ali. I modiglioni, dal forte aggetto monumentale, sono ben visibili e riconoscibili attraverso immagini del teatro fra Settecento e Novecento. Si vedono nel progetto dell’Alfieri, nel celebre dipinto di Giovanni Michele Graneri con l’Interno del Teatro Regio del 1752 circa, e poi ancora in stampe ottocentesche degli interni e nell’ultima foto scattata dentro al teatro nel 1936, poche ore prima che andasse a fuoco. E’ molto probabile che, considerata la pesante usura a cui un interno di teatro era ed è sottoposto nel corso del tempo, di questi modiglioni ne fossero stati intagliati più del necessario; pertanto riteniamo che i due qui oggetto di studio fossero quasi certamente una riserva di magazzino, pronta per sostituzioni e miracolosamente scampata al devastante incendio che distrusse completamente l’interno del Teatro. In tale ottica i due manufatti, assai ben scolpiti e dorati, costituiscono un’importante testimonianza storico-artistica di un glorioso edificio purtroppo scomparso.
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